Mela con semi

Anche per sue personali vicende biografiche, il tema iconografico della mela trova un riscontro ossessivo nella sua esperienza plastica, come fonte di ricerca formale e espressione di vitalità. La collaborazione professionale con un compositore e pianista non vedente, contribuisce quindi ad accentuare il suo interesse verso le problematiche connesse alla tattilità e all’analisi dei materiali, nei contrasti formali tra superfici lisce e ruvide e tra pieni e vuoti. Nel 1990 allestisce infatti la mostra personale dedicata ai non vedenti Arte e percezione tattile. Non è vietato toccare. Nelle sculture presentate in questa occasione emergono nuove potenzialità di fruizione: nella rotondità di un seme che affiora dal suo alveo si offre la possibilità di estrarlo e di poter così intervenire alla definizione dell’immagine. Il seme esprime inoltre l’incontro di forme concave e convesse che giocano su tonalità differenti di colore, modellando la dolcezza delle linee e le fughe improvvise. Si manifesta quindi un tema fondamentale nell’opera di Leverone: la contrapposizione tra contenitore e contenuto e la loro dinamica compenetrazione.
«Per Adriano Leverone la natura è assoluta maestra di vita e il lavoro è il sommo artefice che propone soluzioni armoniche. Rappresenta l’equilibrio tra pieni e vuoti, determina lo spazio in costruzioni che toccano la leggerezza dell’idea pura, dell’astrazione rivelatasi lungo il percorso dell’essenza.
Una sezione di mela offre levigatezze e sinuosità esaltate dal grés smaltato. Non ricorda un fossile: troppo ascetica e pulita e sgombra di tentazioni tattili è l’immagine; ricorda invece una costruzione di linee e di forme dove il seme è custodito nell’incastro, quale interprete della connotazione germinale, del mistero impenetrabile.» Adriano Leverone, a cura di Luciano Caprile. Genova, 1989.

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